Ashtanga Yoga e testi storici
- Francesca d'Errico
- 2 mar 2024
- Tempo di lettura: 2 min
Chi ieri sera ha praticato con me durante l'ultima classe Mysore della settimana, ha sperimentato una piccola novità. Prima della pratica, abbiamo letto e tradotto alcuni versi degli Yoga Sutra di Patanjali e, durante la lezione, ho lasciato che ad accompagnarvi fossero proprio i versi dei primi due Sloka di questo testo, cantati come da tradizione.
Sebbene foste immersi nell'esecuzione della sequenza, avete senz'altro notato che a precedere il secondo Sloka c'era un lungo mantra: la parte iniziale di questo mantra è proprio il mantra di apertura dell'Ashtanga Yoga.
Il legame tra gli Yoga Sutra di Patanjali e l'Ashtanga Yoga è molto forte. Pattabhi Jois era solito dire che l'Ashtanga Yoga è lo Yoga di Patanjali. E infatti, Ashtanga significa proprio "otto rami", i famosi otto rami che lo stesso Patanjali descrive nella sua opera. Di questi, gli Asana sono solo il terzo...
Ma gli Yoga Sutra di Patanjali non sono il solo testo a cui la nostra pratica è legata. Anche la Bhagavad Gita è un testo molto amato da noi praticanti. E come non citare il leggendario "Yoga Kurunta", tanto caro a Krishnamacharya e per lungo tempo considerato solo una leggenda.
Negli ultimi anni, gli studiosi dello SOAS Centre of Yoga Studies hanno svolto accurate ricerche in India, sulle tracce di questo manoscritto su cui in molti hanno nutrito forti dubbi. E hanno scoperto l'esistenza di un testo in sanscrito del 18° secolo, chiamato HathaBhyasaPaddathi, autografato da Sri Kapala Kuruntaka (e il nome di questo autore sembra proprio riportarci al libro citato da Krishnamacharya). Sebbene le pratiche descritte nel testo non riportino le sequenze dell'Ashtanga per come le conosciamo ora, per la prima volta vengono descritte posture tipiche della nostra pratica, come Adho Mukha Svanasana, e transizioni dinamiche simili ai Vinyasa sviluppati da Krishnamacharya.
Krishmacharya, che era professore di filosofia, filologia, logica, musica e teologia, ha poi sviluppato il meraviglioso metodo che conosciamo oggi, perfezionando il concetto di vinyasa, in cui il movimento origina e termina nel respiro, consentendo al praticante di sperimentare, durante l'esecuzione delle sequenze, quella profonda connessione tra mente e corpo che rende l'Ashtanga Yoga una vera e propria meditazione in movimento, oltre che una pratica eccelsa nel renderci forti, flessibili e in salute.
Nella foto:dimostrazione di Ashtanga Yoga nei giardini del Mysore Palace, guidata da Sri T. Krishnamacharya

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