Una pratica diversa da tutte
- Francesca d'Errico
- 7 mar 2024
- Tempo di lettura: 3 min
Spesso mi viene chiesto cosa renda l'Ashtanga Yoga così diverso non solo da ogni altra forma di allenamento fisico, ma anche dagli stili di Yoga più classici.
Le differenze sono moltissime e per elencarle tutte servirebbe forse un vero e proprio trattato, e io non amo tediarvi, spero invece di offrirvi piccoli spunti che ognuno di voi può scegliere come e quando approfondire.
Sostanzialmente, però, sono a mio parere almeno tre gli aspetti che differenziano in modo molto evidente l'Ashtanga Yoga da qualsiasi altra disciplina:
a) il profondo lavoro sul sistema nervoso, attraverso l'intensa mobilizzazione della colonna vertebrale;
b) la connessione tra respiro e movimento, attraverso l'uso di una tecnica di respirazione unica;
c) l'aspetto ritualistico della pratica.
Cosa ancora più importante, è il fatto che questi tre aspetti lavorano contemporaneamente sul praticante, rendendo il metodo trasformativo non solo a livello fisico, ma anche a livello psicologico.
In nessuna disciplina, infatti, il praticante muove la colonna vertebrale sistematicamente in posture che comprendono flessioni, torsioni ed estensioni in una stessa sequenza, stimolando il sistema nervoso centrale che, come sappiamo, scorre all'interno della colonna vertebrale e può essere considerato come un vero e proprio prolungamento del nostro cervello.
Queste stimolazioni, inoltre, avvengono all'interno di una metodologia che si basa su una tecnica di respirazione ideata per "guidare" il sistema nervoso verso una sensazione di sicurezza e di connessione (interessante, a questo proposito, la ricerca del Dr. David Kiel, kinesiologo e formatore, su Yoganatomy). Per questo motivo, padroneggiare il "free breathing with sound", una derivazione dell'Ujjayi Pranayama, è di particolare importanza per cogliere appieno i benefici della pratica.

Ogni movimento, durante la pratica, deve avere l'esatta durata di un inspirazione o di una espirazione, che avranno uguale durata e profondità. Il movimento inizia e si conclude all'interno di un singolo respiro, e l'attenzione che rivolgiamo a questo aspetto induce in noi uno stato meditativo, inviando al nostro sistema nervoso un messaggio che produce rilassamento mentale, contribuisce ad abbassare i livelli di stress e favorisce la concentrazione sul momento presente.
L'Ashtanga Yoga ha, inoltre, una profonda componente ritualistica: la ripetizione quotidiana, spesso alla stessa ora e nello stesso luogo, delle sequenze, che inanellano posture prestabilite ad un preciso numero di transizioni (vinyasa), diventa con il tempo un vero e proprio rituale.
I rituali hanno una componente psicologica molto importante, offrendo un vero e proprio momento di conforto che ci accompagna nelle fasi più difficili della nostra vita; e non dobbiamo dimenticare che quando un rituale diventa una pratica comune, condivisa da un gruppo - come nel caso dell'Ashtanga Yoga, in cui milioni di praticanti nel mondo eseguono ogni giorno le stesse sequenze - rafforza un senso di unione, creando una comunità senza il bisogno di utilizzare altre forme di comunicazione. Come ha affermato l'antropologo e scienziato cognitivo Dimitris Xygalatas, l'esecuzione di un rituale ha un effetto positivo su aspetti psicologici e comportamentali come l'autoregolazione, la gestione dello stress, lo sviluppo della propria identità individuale e sociale.
Oggi infatti non mi sorprendo più, quando chi pratica mi dice che l'Ashtanga Yoga li ha "addolciti" o "resi migliori". Il cambiamento interiore è forse quello più significativo e duraturo nel tempo. Perché se è vero che gli asana possono andare e venire, a seconda del nostro umore, dell'età, di variabili infinite, il risultato psicologico e spirituale è indelebile e inesauribile.
Comentários